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Space economy: l’Italia punta a un ruolo chiave nel futuro

La nuova fiera BEX a Rimini e gli investimenti nel PNRR segnano l'impegno italiano verso la new space economy, ma serve un modello collaborativo pubblico-privato per stimolare la crescita.
  • Dal 23 al 26 settembre 2026 debutta BEX a Rimini.
  • Investimento di 400-500 milioni di euro per modulo italiano.
  • Dallara testa materiali per ambienti ostili, Prada sviluppa tuta lunare.

La nuova fiera italiana dedicata alla Space Economy

Nel panorama fieristico italiano, si assiste a un interessante fenomeno di “reverse geocloning”. Mentre la tendenza prevalente è quella di esportare format di successo all’estero, Italian Exhibition Group (IEG), con le fiere di Rimini e Vicenza, intraprende un percorso inverso. L’obiettivo è portare in Italia, precisamente a Rimini, una nuova manifestazione fieristica interamente dedicata alla Space Economy, ispirandosi al modello di un evento che IEG organizza con successo in Brasile da tre anni.

BEX – Beyond Exploration, questo il nome dell’evento, farà il suo debutto dal 23 al 26 settembre 2026. La fiera ambisce a diventare un punto di riferimento cruciale non solo per il settore aerospaziale in senso stretto, ma anche per tutte quelle industrie che, in misura crescente, sono e saranno influenzate dalle applicazioni delle tecnologie sviluppate in ambito aerospaziale.

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L’impatto trasversale della Space Economy

L’amministratore delegato di IEG, Corrado Peraboni, sottolinea come le scoperte scientifiche della Space Economy trovino sempre più applicazioni in svariati settori. Dall’agricoltura all’automotive, dalla medicina alle infrastrutture, le innovazioni spaziali si traducono in benefici tangibili per la vita sulla Terra. Si pensi ai sensori biometrici e alla telemedicina, originariamente sviluppati per monitorare la salute degli astronauti, o a prodotti di uso comune come il “memory foam”, nato da una commissione della NASA negli anni ’60 per migliorare il comfort e la sicurezza all’interno dei razzi. Anche tecnologie come le fotocamere miniaturizzate, il Wi-Fi e i sistemi di geolocalizzazione sono derivati da ricerche spaziali.

Peraboni evidenzia come questi esempi siano destinati a moltiplicarsi esponenzialmente nei prossimi anni. BEX si propone di ospitare focus verticali sulla filiera tradizionale dello spazio, che include sistemi di trasporto, propulsione, moduli spaziali e stazioni orbitanti. Allo stesso tempo, la fiera darà ampio spazio alla filiera multidisciplinare emergente, ovvero a quei settori che vedono nello spazio nuove opportunità commerciali e di sviluppo tecnologico, nonché all’utilizzo dei dati satellitari per servizi avanzati.

L’Italia e la New Space Economy: Un’opportunità da cogliere

Andrea Pontremoli, amministratore delegato di Dallara, azienda italiana specializzata nella progettazione e produzione di auto da corsa ad alte prestazioni, sottolinea come la New Space Economy rappresenti un’opportunità cruciale per la sperimentazione di nuove tecnologie e materiali, con ricadute concrete per le attività terrestri. *Per stimolare gli investimenti, è indispensabile un modello collaborativo efficace tra entità pubbliche e private, ispirandosi al successo del modello statunitense.

Pontremoli articola la sua visione della Space Economy in due elementi: il “contenitore”, rappresentato dall’infrastruttura (missili, navicelle, stazioni spaziali), e il “contenuto”, che comprende tutto ciò che si può fare con e dentro questi strumenti: esperimenti, applicazioni, collaborazioni, coinvolgendo anche aziende di settori tradizionali. Queste aziende possono avvalersi dell’ambiente spaziale per testare soluzioni innovative applicabili a sfide relative alle loro operazioni terrestri.
L’Italia, come evidenziato dai fondi stanziati dal PNRR e dalla partecipazione alla Missione AX-3 di Axiom, considera la New Space Economy un settore strategico. A livello nazionale, sono stati costituiti gruppi di lavoro coordinati da Leonardo (per la parte del “contenitore”) e da Dallara (per la parte del “contenuto”). Tuttavia, Pontremoli sottolinea come sia necessario superare la fase iniziale di ricerca di base e creare un sistema di incentivi pubblici per stimolare gli investimenti privati.

Verso un Modulo Italiano nello Spazio: Un Sogno Realizzabile

Pontremoli propone un’idea ambiziosa: la costruzione di un modulo italiano da mettere a disposizione delle imprese italiane e straniere, simile al CERN di Ginevra. Questo modulo, costruito con fondi pubblici, potrebbe essere utilizzato dai privati per condurre esperimenti e sviluppare nuove tecnologie in ambiente spaziale.
La costruzione di un modulo italiano comporterebbe un investimento di circa 400-500 milioni di euro, una cifra non iperbolica se si considera il potenziale ritorno in termini di innovazione e sviluppo tecnologico. L’infrastruttura di trasporto potrebbe essere affittata da aziende come SpaceX o Blue Origin, e i costi delle missioni sono in costante diminuzione.

Nel nostro Paese, si stanno sviluppando numerosi progetti guidati dall’intento di scoprire nuove conoscenze e tecnologie che possano poi trovare applicazione benefica anche sulla Terra. Dallara, ad esempio, sta testando nuovi materiali che potrebbero essere sfruttati in ambienti ostili sul nostro pianeta, mentre Prada sta collaborando con Axiom per sviluppare una tuta lunare. Barilla sta lavorando alla coltivazione di ortaggi nello spazio, e GVM Assistance si sta occupando di telemedicina e telemetria.

Oltre i Confini Terrestri: Un Futuro di Innovazione e Collaborazione

La Space Economy rappresenta una frontiera di innovazione e sviluppo tecnologico con un potenziale impatto trasversale su numerosi settori. L’Italia, con le sue eccellenze industriali e i suoi distretti produttivi diffusi su tutto il territorio nazionale, ha l’opportunità di giocare un ruolo di primo piano in questo scenario.
Tuttavia, per cogliere appieno questa opportunità, è necessario un impegno congiunto da parte del settore pubblico e privato, nonché una strategia di comunicazione efficace per sensibilizzare l’opinione pubblica e attrarre investimenti. La costruzione di un modulo italiano nello spazio potrebbe rappresentare un passo fondamentale per consolidare la posizione del nostro Paese nella New Space Economy e per promuovere la collaborazione internazionale in un settore che, per sua natura, trascende i confini nazionali.

Un Nuovo Rinascimento Spaziale: Coltivare l’Innovazione per un Futuro Sostenibile

La Space Economy non è solo una questione di tecnologia avanzata e investimenti miliardari; è una visione del futuro. Un futuro in cui l’esplorazione dello spazio non è fine a sé stessa, ma un motore di innovazione che alimenta il progresso sulla Terra. È un nuovo Rinascimento, in cui la curiosità umana e l’ingegno tecnologico si fondono per affrontare le sfide globali e costruire un futuro più sostenibile.

Ma cosa significa tutto questo per noi, comuni mortali? Beh, immagina che ogni volta che un’azienda sviluppa una nuova tecnologia per lo spazio, quella tecnologia possa essere adattata e utilizzata per risolvere problemi qui sulla Terra. Ad esempio, i sistemi di purificazione dell’acqua sviluppati per le missioni spaziali possono essere utilizzati per fornire acqua potabile alle comunità che ne hanno bisogno. I sensori utilizzati per monitorare le condizioni ambientali nello spazio possono essere utilizzati per monitorare l’inquinamento sulla Terra.

E qui entra in gioco un concetto chiave della Space Economy: lo Spillover Effect.* Questo termine si riferisce alla ricaduta positiva che le tecnologie e le innovazioni sviluppate per il settore spaziale hanno su altri settori dell’economia e sulla società nel suo complesso. In altre parole, investire nello spazio significa investire nel futuro, creando nuove opportunità di lavoro, stimolando la crescita economica e migliorando la qualità della vita per tutti.

Un concetto più avanzato è quello della circular economy applicata allo spazio. Immagina di poter riutilizzare i materiali e le risorse che si trovano nello spazio, come gli asteroidi, per costruire nuove infrastrutture e alimentare le missioni future. Questo non solo ridurrebbe i costi e l’impatto ambientale delle attività spaziali, ma aprirebbe anche nuove frontiere per l’innovazione e lo sviluppo sostenibile.

Quindi, la prossima volta che guardi le stelle, pensa a tutte le possibilità che si celano dietro di esse. Pensa a come l’esplorazione dello spazio può aiutarci a risolvere i problemi del presente e a costruire un futuro migliore per le generazioni a venire. E chiediti: cosa posso fare io per contribuire a questo nuovo Rinascimento spaziale?


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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