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- Emissioni voli spaziali: fino a 100 volte superiori voli intercontinentali.
- Virgin Galactic: 4,5 tonnellate di emissioni CO2 per passeggero.
- Biglietto Virgin Galactic: costa oltre 450.000 dollari.
- Space Perspective: pallone aerostatico a 120.000 dollari.
- Virgin Galactic pianifica circa 400 lanci annuali.
Un’analisi critica
L’emergere del turismo spaziale, fino a poco tempo fa relegato ai confini dei racconti di fantascienza, sta rapidamente conquistando uno spazio nell’attualità grazie ad aziende leader nel settore come Virgin Galactic e Blue Origin. Queste ultime si stanno dedicando all’offerta di esperienze suborbitali destinate a un’utenza facoltosa. Ciononostante, la frenesia che circonda questa avventura cosmica richiede una riflessione approfondita riguardo alle sue conseguenze sia sul piano ambientale sia su quello sociale. Ci troviamo davvero sull’orlo di una nuova epoca caratterizzata dal progresso oppure stiamo semplicemente sviluppando passatempi esclusivi per pochi eletti mentre compromettiamo l’integrità del nostro ecosistema e l’equità tra gli esseri umani?
Nella giornata del 11 luglio 2021, abbiamo assistito al volo compiuto da Richard Branson, CEO fondatore della Virgin Galactic, attraverso la nave VSS Unity, conquistando così l’altitudine degli 80 chilometri. Soltanto nove giorni dopo, Jeff Bezos, imbarcandosi sul razzo fornito dalla sua azienda Blue Origin, ha raggiunto l’altezza di 110 chilometri.
Il fenomeno del turismo spaziale pone interrogativi significativi riguardo alle implicazioni ambientali che potrebbero emergere nel lungo periodo dai relativi voli. Eloise Marais, professoressa associata presso il dipartimento di geografia fisica dell’University College London, ha espresso preoccupazione per le ripercussioni legate all’inquinamento atmosferico e ai cambiamenti climatici derivanti da tale nuova attività industriale; ella insiste sulla necessità imprescindibile di una disamina approfondita per comprendere gli effetti specifici sulla nostra atmosfera.
Gavin Schmidt, figura chiave nel settore climatico della NASA, tende a ridimensionare il peso delle emissioni dovute alle missioni nello spazio in confronto all’impatto significativamente maggiore prodotto dall’industria aviatica commerciale ed altre azioni antropiche; resta però fondamentale osservare che attualmente i voli verso lo spazio si attestano intorno ai 100 eventi annualizzati—una cifra piuttosto modesta se paragonata agli oltre 100.000 voli commerciali quotidiani nel mondo—nonostante le potenziali evoluzioni scenaristiche possibili con l’espansione futura dell’offerta turistica orbitale. Blue Origin utilizza motori BE-3 caratterizzati dall’impiego simultaneo d’idrogeno liquido insieme ad ossigeno liquido come propellenti; al contrario, la VSS Unity targata Virgin Galactic fa uso di un sistema propulsivo misto costituito da carburante solido mescolato ad ossido nitroso. I veicoli spaziali Falcon prodotti da SpaceX impiegano un mix chimico costituito da cherosene liquido associato a ossigeno liquido. Anche se tali propellenti sono capaci di fornire l’energia indispensabile per sfuggire alla forza gravitazionale della Terra, essi emettono significativamente gas serra, oltre ad altri agenti inquinanti nei differenti livelli atmosferici sia inferiori che superiori. Il motore BE-3 libera ingenti volumi di vapore acqueo; parimenti la combustione realizzata con il carburante della VSS Unity insieme ai razzi Falcon genera anidride carbonica assieme a particelle fuligginose. Inoltre, si deve menzionare l’uso dell’ossido d’azoto come ossidante nella VSS Unity: questo composto è tristemente famoso per le sue proprietà altamente inquinanti.
I risultati provenienti da uno studio apparso sulla rivista Earth’s Future nel 2016 indicano chiaramente che circa due terzi del propellente esaurito vengono rilasciati nei livelli stratosferici (compresi tra i 12 ed i 15 chilometri d’altitudine) così come nelle aree mesosferiche (che si trovano fra i 50 ed i 85 chilometri). Qui queste emissioni possono permanere fino a cinque anni circa.
Anche le alte temperature generate durante le fasi critiche quali il lancio iniziale o il successivo rientro nell’atmosfera sono responsabili della trasformazione dell’azoto presente nell’atmosfera stessa: quest’attività chimica dà luogo alla formazione degli ossidi d’azoto molto reattivi. Questi ultimi giocano un ruolo chiave nel compromettere lo spessore dello strato ozonale, fondamentale per difenderci dalle nocive radiazioni ultraviolette prodotte dal Sole, nonché contribuendo al fenomeno del riscaldamento globale.
Dalle analisi emerge che le emissioni di CO2 generate da quattro persone in un volo spaziale possono superare di 50-100 volte la cifra compresa tra 1 e 3 tonnellate registrata per ciascun viaggiatore su voli intercontinentali. L’astrofisico francese Roland Lehoucq esprime una valutazione in merito: secondo i suoi calcoli, l’emissione prodotta da Virgin Galactic è approssimativamente pari a ben 4,5 tonnellate per passeggero; ciò significa che si supera notevolmente il budget annuo raccomandato in termini individuali relativo all’anidride carbonica, necessario al fine di conformarsi agli impegni prescrittivi dell’Accordo di Parigi. Attualmente Virgin Galactic programma circa 400 lanci annuali; al contrario, Blue Origin e SpaceX non hanno divulgato piani ufficialmente definitivi.
Il prezzo dell’esclusività: chi può permettersi il cielo?
Oltre alle preoccupazioni ambientali, il turismo spaziale solleva interrogativi sull’equità sociale. I costi esorbitanti di questi viaggi li rendono inaccessibili alla stragrande maggioranza della popolazione mondiale, relegandoli a un’élite ristretta di individui ultra-ricchi. Il prezzo di un biglietto con Virgin Galactic supera i 450.000 dollari, una cifra astronomica che contrasta con le difficoltà economiche affrontate da milioni di persone in tutto il mondo. Mentre una parte consistente della popolazione mondiale lotta contro la povertà, la disuguaglianza e gli effetti del cambiamento climatico, l’investimento di ingenti risorse in voli spaziali di lusso suscita forti perplessità etiche.
Greta Thunberg, attivista ambientale, ha espresso con forza la sua critica nei confronti del turismo spaziale, definendolo un “simbolo della disuguaglianza e della mancanza di priorità nella lotta contro la crisi climatica”. Secondo Thunberg, anziché sprecare risorse in viaggi di lusso, dovremmo concentrarci su soluzioni concrete per un futuro sostenibile per tutti.
Questo punto di vista rappresenta un’opinione largamente condivisa da quanti sostengono la necessità di una distribuzione più giusta delle risorse nel tentativo di fronteggiare le immediate problematiche globali.
I dati forniscono una visione inequivocabile: con il costo del biglietto della Virgin Galactic che supera addirittura i 450.000 dollari, il viaggio verso lo spazio rimane appannaggio esclusivo di una ristretta élite privilegiata. Le stesse somme avrebbero potuto essere destinate a finanziamenti per iniziative orientate allo sviluppo sostenibile, al miglioramento dell’istruzione e della sanità oppure al supporto delle comunità più vulnerabili. L’ampio divario fra coloro in grado di effettuare tali viaggi spaziali e quelli costretti a combattere quotidianamente per le esigenze fondamentali svela una marcata ingiustizia sociale.
In aggiunta alla questione dell’equità economica si colloca anche quella riguardante gli effetti sull’ambiente: non solo i voli spaziali riservati ai ricchi generano considerevoli emissioni inquinanti ma deviano anche fondi preziosi verso opportunità che potrebbero invece contribuire all’adozione della tecnologia ecologica e ad azioni efficaci contro il cambiamento climatico.
Nell’attuale scenario globale, il turismo spaziale può facilmente essere percepito come una pratica elitista, capace di nuocere al nostro pianeta; tale situazione non fa altro che rinforzare cicli perpetui di disparità sociale e deterioramento dell’ambiente.
Ciononostante le polemiche sollevate da molti critici del settore, ci sono voci favorevoli che argomentano a favore della potenziale capacità del turismo spaziale di produrre vantaggi economici significativi e incoraggiare innovazioni nel campo tecnologico. È tuttavia essenziale esaminare con attenzione se tali benefici riescano realmente a compensare gli svantaggi sociali ed ecologici implicati in queste iniziative; così facendo si può evitare che il turismo spaziale si tramuti in una nuova forma di ingiustizia sociale o rappresenti una barriera nel percorso verso uno sviluppo più responsabile dal punto di vista ambientale.

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Scienza a gravità zero: opportunità e limiti
Sebbene non manchino le contestazioni riguardo al tema del turismo spaziale, emergono tuttavia significative opportunità nel campo della ricerca scientifica. La microgravità che caratterizza i voli suborbitali fornisce l’occasione ideale per eseguire esperimenti variati in settori come biologia, fisica, e medicina. È fondamentale ponderare se davvero tali vantaggi scientifici possano compensare le spese sociali ed ecologiche derivanti da tali avventure nello spazio.
L’assenza di peso tipica della microgravità rappresenta una condizione speciale per indagare fenomenologie che qui sulla Terra risultano nascoste dalla forza gravitazionale. Nel campo biologico possiamo osservare il comportamento della crescita cellulare o lo sviluppo degli organismi; inoltre si analizzano gli impatti dei farmaci privati della gravità. Passando alla fisica ci sono possibilità straordinarie nel realizzare studi su fluidodinamiche complesse oppure sulle modalità d’innesco della combustione fino all’innovativa creazione di materiali dalle nuove proprietà ottimali. Infine nella sfera medica viene fornito un panorama innovativo relativo agli effetti dell’assenza gravitazionale sull’organismo umano stesso.
Nonostante ciò che si possa pensare inizialmente, è cruciale riflettere su alternative sostenibili ed economiche, utili alla conduzione di esperimenti nell’ambito della microgravità. A tal proposito, le stazioni spaziali automatizzate costituiscono piattaforme ideali; esse sono capaci di gestire ricerche scientifiche nel lungo periodo senza comportare le spese né le emissioni tipicamente collegate ai viaggi turistici nello spazio. Altra valida proposta risulta quella dei voli parabolici: si tratta infatti di aerei che effettuano manovre pianificate al fine di generare momentanee situazioni di microgravità, offrendo un’opzione accessibile che minimizza l’impatto ambientale.
Nella decisione tra turismo spaziale e opportunità più ecocompatibili, una meticolosa analisi del rapporto costo-beneficio appare imprescindibile; se lo scopo primario consiste nel rafforzamento della ricerca scientifica, non possiamo non tenere presente la necessaria efficacia ed efficienza delle varie possibilità disponibili. In certe circostanze, il turismo spaziale può manifestarsi come un’occasione esclusiva per portare avanti determinati studi pratici; tuttavia, talvolta si rivela evidente come soluzioni alternative possano garantire risultati equivalenti riducendo allo stesso tempo sia i costi sia gli effetti negativi sull’ambiente.
A questo proposito, appare essenziale promuovere un approccio in cui la ricerca condotta durante i voli turistici non solo sia aperta ma anche pienamente accessibile per ogni soggetto interessato. È imperativo che i risultati di tale ricerca vengano pubblicati su riviste specializzate e siano condivisi con la comunità accademica globale. Attraverso questa pratica si potrà esaltare l’importanza scientifica del fenomeno del turismo spaziale, favorendo in tal modo un ampliamento delle nostre conoscenze comuni.
Un futuro sostenibile è possibile: verso un turismo spaziale responsabile
Fortunatamente, alcune aziende del settore stanno prendendo sul serio le sfide ambientali e sociali associate al turismo spaziale. Space Perspective, ad esempio, offre un’alternativa con lo “Space Balloon”, un pallone aerostatico a emissioni zero che trasporta i passeggeri ai confini dell’atmosfera a un costo di 120.000 dollari. Questa soluzione, pur rimanendo costosa, rappresenta un passo avanti verso un turismo spaziale più sostenibile e accessibile.
Lo Space Balloon utilizza un gas naturale più leggero dell’aria, come l’idrogeno rinnovabile, per sollevarsi gradualmente fino a un’altitudine di circa 41.450 metri. La capsula pressurizzata, agganciata al pallone, ospita fino a otto “esploratori spaziali” e un pilota, offrendo una vista panoramica a 360 gradi. Il viaggio di ritorno avviene rilasciando gradualmente il gas dal pallone e attivando quattro paracaduti. L’azienda si impegna a riciclare i palloni dopo ogni volo e a riutilizzare i componenti della cabina, riducendo al minimo l’impatto ambientale.
Ancor prima della significativa riduzione delle proprie emissioni dirette, Space Perspective ha intrapreso la via della compensazione attraverso un sostegno finanziario a progetti volti alla diminuzione delle emissioni globali nel settore del carbonio. Questa scelta rappresenta una manifesta adesione ai principi della sostenibilità, nonché una prova tangibile della sua responsabilità verso l’ambiente. È però essenziale che altre realtà imprenditoriali all’interno dello stesso segmento facciano propri tali orientamenti etici ed ecologici.
I percorsi alternativi rispetto al consueto turismo spaziale si articolano principalmente nello sviluppo innovativo dei carburanti rinnovabili – come quelli costituiti da biometano o idrogeno verde – affermando così tecnologie propulsive con superiore efficienza: tra queste spiccano i motori a razzo riutilizzabili accanto ai sistemi elettrici avanzati. Un elemento cruciale sarà altresì dedicare risorse all’indagine sui nuovi materiali capaci non solo d’essere maggiormente leggeri ma anche sorprendentemente resistenti; questo sarebbe determinante nel contenere sia il peso degli apparecchi spaziali sia nell’ottimizzazione del consumo energetico necessario.
Avere in mente un futuro sostenibile che ci attende nel settore turistico astronautico richiederà necessariamente uno sforzo collettivo organizzato proveniente dall’interazione fruttuosa tra stati governativi, compagnie commerciali ed entità civiche.
Le istituzioni governative sono chiamate a mettere in atto sistematici interventi normativi finalizzati a favorire la sostenibilità ambientale, riducendo al contempo l’impatto negativo delle attività di volo spaziale. È imperativo che le imprese destininino risorse significative all’innovazione attraverso tecnologie ecologiche, adottando nel contempo comportamenti aziendali etici. La comunità sociale gioca un ruolo cruciale nel fomentare una maggiore coscienza collettiva, sollecitando il mercato verso un modello di turismo spaziale fondato su principi di consapevolezza ecologica.
Dalle stelle alle stalle: una riflessione sul futuro del turismo spaziale
Nell’ambito delle moderne innovazioni del XXI secolo, il turismo spaziale si distingue come una straordinaria promessa d’avventura e scoperta. Resta però imprescindibile analizzare quali siano le implicazioni più profonde legate a questo fenomeno per il futuro sia della Terra sia della nostra società. Siamo davvero all’alba di una nuova era caratterizzata dal progresso o ci troviamo invece a coltivare una lussuria smisurata destinata esclusivamente a pochi fortunati? Questa situazione può comportare conseguenze nefaste per il bene comune?
A fini chiarificatori sulle complesse interazioni in atto è opportuno menzionare un aspetto centrale nella Space Economy: l’esternalità negativa. Con tale terminologia si fa riferimento ai costi ambientali o sociali associati ad attività economiche la cui incidenza non viene assorbita nel prezzo fissato dal mercato stesso. Riguardo al fenomeno del turismo spaziale, emergono con chiarezza emissioni nocive come i gas serra e altri agenti inquinanti nell’atmosfera; queste rappresentano esternalità negative sovrapposte alla collettività senza risultare adeguatamente compensate dagli individui direttamente coinvolti in questi viaggi.
Un elemento cruciale da esaminare è la capacità di carico ambientale, un principio fondamentale che si applica a ogni ecosistema, incluso quello dell’atmosfera terrestre. Questa nozione implica che ciascun sistema ecologico possiede un limite specifico nella sua abilità di assorbire le pressioni ambientali senza subire danni permanenti. Andare oltre tale limite può tradursi in effetti devastanti come il cambiamento climatico o la degradazione dello strato d’ozono. Pertanto, diventa imprescindibile effettuare un’analisi scrupolosa riguardo al turismo spaziale: bisogna interrogarsi se le sue emissioni e il relativo sfruttamento delle risorse riescano a rispettarne i vincoli.
Nell’affrontare tali problematiche urgenti, occorre sollecitare uno stile d’approccio tanto responsabile quanto sostenibile riguardo al turismo nello spazio. Questo implica necessarie azioni concertate tra tutti i soggetti coinvolti: servono investimenti mirati verso innovazioni tecnologiche eco-compatibili unitamente a una normativa rigorosa atta a contenere gli effetti sull’ambiente e assicurarsi dell’equilibrio sociale. Solo intraprendendo questo percorso si potrà aspirare all’avvento effettivo di una nuova fase nell’esplorazione cosmica, capace realmente di apportare benefici all’umanità oltre che al nostro fragile pianeta.
Cari amici, prendiamo un momento per contemplare la questione: il cielo stellato, patrimonio collettivo dell’umanità, non deve essere considerato semplicemente come un bene riservato a pochi privilegiati. È compito nostro stabilire se il turismo spaziale, con tutte le sue implicazioni, rappresenterà una possibilità concreta per uno sviluppo ecocompatibile o se segnerà l’ennesimo passo verso l’integrale devastazione della Terra. In definitiva, siamo noi a possedere il potere decisionale.








