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- HIP 67522 b è a 400 anni luce dalla Terra.
- Rilevati 15 brillamenti stellari durante i transiti del pianeta.
- La stella HIP 67522 ha solo 17 milioni di anni.
Un pianeta, denominato HIP 67522 b, che sembra innescare la propria distruzione. Questo gigante gassoso, orbitando a stretto contatto con la sua stella madre, induce quest’ultima a generare potenti esplosioni di energia che ne corrodono l’atmosfera. La scoperta, pubblicata su Nature, rappresenta un passo avanti significativo nella comprensione delle interazioni tra esopianeti e le loro stelle.
Fin dalla scoperta del primo esopianeta negli anni ’90, gli astronomi si sono interrogati sulla possibilità che alcuni di essi, orbitando a distanze ravvicinate, potessero influenzare il campo magnetico delle loro stelle, scatenando brillamenti. Il team di ricerca, con a capo Ekaterina Ilin dell’Istituto Olandese di Radioastronomia, ha inizialmente impiegato il telescopio spaziale Tess della NASA per identificare stelle che mostrassero brillamenti potenzialmente legati alla presenza di pianeti. La giovane stella HIP 67522, con i suoi due pianeti in orbita, ha attirato l’attenzione perché HIP 67522 b si è rivelato il più giovane pianeta a orbitare attorno alla sua stella madre in un periodo inferiore ai dieci giorni.
Per confermare il ruolo del pianeta nell’innesco dei brillamenti, è stato coinvolto il telescopio spaziale Cheops, noto per la sua precisione nell’osservazione di singole stelle. Cheops ha rilevato 15 brillamenti provenienti dalla stella durante i transiti del pianeta, suggerendo una correlazione diretta tra la presenza del pianeta e le esplosioni di radiazione. HIP 67522 b, situato a 400 anni luce dalla Terra, è un gigante gassoso con dimensioni simili a Giove, ma con una densità paragonabile allo zucchero filato, rendendolo uno degli esopianeti più evanescenti mai scoperti. Le radiazioni stellari stanno erodendo la sua atmosfera, accelerando la perdita di massa.
Il Processo di Autodistruzione in Tempo Reale
HIP 67522 b è bersagliato da un’energia sei volte superiore al livello normale, una pioggia di radiazioni che gradualmente consuma la sua delicata atmosfera.
Ekaterina Ilin ha espresso il suo stupore di fronte a questo fenomeno inedito, sottolineando l’importanza di studiare le diverse lunghezze d’onda dei brillamenti e di individuare altri sistemi stella-pianeta simili. Dati cruciali sull’esopianeta e sulla sua giovane stella ospite sono stati forniti dalle osservazioni del James Webb Space Telescope e del Transiting Exoplanet Survey Satellite (TESS). HIP 67522, solo 17 milioni di anni di età, è di poco più voluminosa e più fresca rispetto al nostro Sole.
L’eccezionale prossimità, unita alla forte intensità del campo magnetico della giovane stella, induce a pensare che l’esopianeta possa esercitare un’influenza diretta sul suo astro.
La scoperta ha per la prima volta dimostrato che i brillamenti possono essere generati dal pianeta, e non solamente dalla stella stessa.
L’ASI, con il supporto scientifico dell’INAF e dell’Università di Padova, ha supervisionato la costruzione del telescopio Ritchey-Chrétien, con un’apertura di 32 cm, un compito delegato a Leonardo di Campi Bisenzio con la collaborazione di Tasi di Torino e Media Lario di Lecco.
Fino a questo punto, si supponeva che i bagliori stellari fossero unicamente prodotti da processi interni alla stella; invece, questa scoperta sovverte tale convinzione: durante la sua orbita, l’esopianeta accumula energia per poi canalizzarla attraverso le linee del campo magnetico stellare, in modo simile a una frustata su una corda tesa.
Quando tali onde magnetiche entrano in contatto con la superficie della stella, possono liberare l’energia intrappolata nelle linee del campo, dando origine a brillamenti con una potenza superiore di centinaia di volte rispetto a quanto stimato dai modelli teorici.
Molte di queste intense manifestazioni eruttive avvengono esattamente mentre il pianeta transita di fronte alla stella, fornendo quasi la certezza di un legame diretto tra la sua presenza e le emissioni di radiazione.
Un aspetto ancora più preoccupante è che i brillamenti scatenati dal pianeta sono diretti proprio verso di esso. In altre parole, HIP 67522 b si espone a un livello di radiazioni sei volte superiore rispetto a quello che riceverebbe in condizioni normali.
Il prossimo passo consisterà nel trovare sistemi simili, al fine di ottenere stime più precise sulle popolazioni di questi pianeti “kamikaze”.
L’ASI sta guidando la partecipazione italiana alla missione Plato, anch’essa parte del Programma Cosmic Vision 2015-2025 dell’ESA, ma con obiettivi decisamente più ambiziosi e complessi. Questa partecipazione prevede la fornitura di 34 Telescope Optical Units (TOU) che, una volta integrate con i rivelatori di piano focale, formeranno uno “strumento” eccezionale con un ampio campo visivo. Ciò massimizzerà il numero di stelle brillanti sparse nel cielo osservabili con un singolo puntamento e garantirà un’elevata accuratezza fotometrica su un vasto intervallo di luminosità. La missione Plato sta procedendo in modo ottimale ed è in fase di preparazione per un lancio previsto all’inizio del 2027.

- 🚀 Che scoperta incredibile! Questo esopianeta ci mostra......
- 🤔 Ma quindi, non è un po' allarmante questa autodistruzione......
- 🤯 Un punto di vista alternativo: e se HIP 67522 b......
Un Futuro di Ricerca e Scoperte
La scoperta di HIP 67522 b apre nuove prospettive nella ricerca sugli esopianeti e sulle interazioni stella-pianeta. La possibilità che un pianeta possa influenzare attivamente la sua stella, innescando processi che ne accelerano la distruzione, rappresenta un paradigma inedito che potrebbe rivoluzionare la nostra comprensione dei sistemi planetari. Le future missioni spaziali e le osservazioni telescopiche saranno fondamentali per individuare altri sistemi simili e per approfondire la conoscenza di questi fenomeni cosmici.
L’Eco di HIP 67522 b: Riflessioni sulla Fragilità Cosmica
La vicenda di HIP 67522 b ci pone di fronte a una riflessione profonda sulla fragilità degli equilibri cosmici. Questo pianeta, vittima del suo stesso ardore, ci ricorda quanto sottile possa essere il confine tra la vita e la distruzione nello spazio. La sua storia, seppur drammatica, ci offre un’opportunità unica per comprendere meglio i meccanismi che regolano l’evoluzione dei sistemi planetari e per apprezzare la straordinaria complessità dell’universo.
Space Economy: Un concetto base applicabile a questa scoperta è quello di “risorse spaziali”. Sebbene HIP 67522 b sia un esempio di distruzione, la sua osservazione e studio generano dati preziosi, una risorsa spaziale immateriale, che alimenta la conoscenza scientifica e tecnologica, con potenziali ricadute economiche nel lungo termine, ad esempio nello sviluppo di tecnologie di protezione planetaria.
Space Economy Avanzata: Un concetto più avanzato è quello di “mitigazione dei rischi spaziali”. La comprensione dei processi che portano alla distruzione di un pianeta, come nel caso di HIP 67522 b, può contribuire a sviluppare strategie per mitigare i rischi che minacciano la stabilità di altri sistemi planetari, inclusa la Terra. Questo potrebbe tradursi in investimenti in tecnologie di difesa planetaria e in politiche di sostenibilità spaziale.
La storia di HIP 67522 b è un monito e un invito: un monito sulla precarietà degli equilibri cosmici, un invito a investire nella ricerca e nella tecnologia per proteggere il nostro pianeta e per esplorare le meraviglie dell’universo con consapevolezza e responsabilità.
- Pagina del catalogo NASA sugli esopianeti dedicata specificamente a HIP 67522 b.
- Pagina ESA su Cheops e TESS che indagano esopianeti 'appiccicosi' e autodistruttivi.
- Informazioni ufficiali della NASA sulla scoperta del pianeta HIP 67522 b.
- Agenzia Spaziale Italiana, coinvolta nella costruzione del telescopio Cheops.
- Informazioni sul telescopio Cheops e la sua missione di misurazione dei pianeti.