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- North Sea Farm 1: coltivazione di alghe su 5 ettari.
- Amazon investe 2 milioni di euro per l'acquacoltura offshore.
- L'integrazione riduce l'impronta carbonica e crea nuovi ecosistemi.
Il 26 agosto 2025 rappresenta una svolta cruciale nella gestione degli ambienti marini europei. L’aumento del fabbisogno di energia rinnovabile e di risorse alimentari eco-compatibili sta incentivando soluzioni inedite che fondono diverse attività in alto mare. La concorrenza per l’uso delle acque europee, un tempo ritenute distese desolate, è diventata serrata, con centrali eoliche, attività di pesca, esercitazioni militari e coltivazioni di alghe che si contendono le stesse zone. Tale situazione necessita di una strategia per suddividere lo spazio offshore, conseguire gli obiettivi climatici e di sostenibilità, e scongiurare dispute.
Tra le strategie più promettenti risaltano i progetti multiuso, che puntano a unire attività sinergiche come l’allevamento di specie acquatiche e la produzione di energia pulita in aree condivise. Programmi di ricerca finanziati dall’UE, quali ULTFARMS e UNITED, stanno spianando il terreno per tale trasformazione, studiando come la coltivazione di macroalghe possa coesistere armoniosamente con i parchi eolici in mare aperto. L’obiettivo è individuare sinergie favorevoli all’interno dello stesso spazio, tramutando la coesistenza in cooperazione.
Sinergie e Opportunità: Oltre la Semplice Coesistenza
La prospettiva del multiuso va oltre la mera compresenza. Essa incorpora una vera e propria alleanza, che prevede la divisione di natanti, infrastrutture e sistemi di acquisizione dati, al fine di abbattere costi ed emissioni. Ad esempio, chi si dedica alla manutenzione delle turbine eoliche può altresì prelevare campioni d’acqua per le coltivazioni di alghe, servendosi delle medesime imbarcazioni e della stessa fonte di alimentazione per i sensori. Questa modalità di suddivisione delle risorse converte la semplice coesistenza in una valida chance: le turbine eoliche sviluppano energia green, le coltivazioni di alghe generano biomassa utile, e la logistica centralizzata porta vantaggi a entrambe le imprese. Tale approccio integrato non solo ottimizza l’impiego dello spazio marittimo, ma contribuisce altresì a diminuire l’impronta carbonica delle attività interessate.
In aggiunta, ULTFARMS incoraggia l’integrazione di un “design rispettoso della natura”, trasformando le strutture marine in nuovi ambienti per la flora e la fauna acquatica. Le superfici solide delle installazioni offshore possono costituire un substrato ottimale per la proliferazione di organismi marini e novellame, dando vita a nuovi ecosistemi e incrementando la biodiversità. Tale approccio non solo attenua l’impatto ambientale delle infrastrutture marine, ma contribuisce attivamente alla riqualificazione degli habitat marini.

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North Sea Farm 1: Un Modello di Agricoltura Offshore
A diciotto chilometri dalla costa olandese, nel parco offshore Hollandse Kust Zuid, si trova North Sea Farm 1, una coltivazione sperimentale di alghe che si estende su cinque ettari. Questo progetto all’avanguardia unisce la produzione eolica in mare aperto con l’agricoltura marina, e ha già visto la sua prima raccolta. Mentre le coltivazioni costiere di alghe devono affrontare limitazioni spaziali e l’intensa presenza umana, le aree in mare aperto offrono acque più calme e prive di traffico. *Tuttavia, si incontrano pure problemi di natura tecnica e finanziaria.
Il team di North Sea Farm 1 confida che l’iniziativa dimostri non solo il pregio ecologico delle piantagioni di alghe offshore, capaci di sostenere la biodiversità marina e di assorbire anidride carbonica, ma anche la loro viabilità economica. Le funi su cui prosperano le alghe ospitano anche giovani cozze, un segnale promettente per l’eventuale sviluppo di allevamenti multi-specie all’interno delle installazioni eoliche. Il progetto è finanziato in parte dal Right Now Climate Fund di Amazon, con un investimento di 2 milioni di euro, a sostegno della ricerca sui benefici ambientali dell’acquacoltura offshore.
Verso un Futuro Sostenibile: La Prossima Generazione dell’Economia Blu
Gli studiosi europei stanno lavorando per incrementare l’efficienza e la scalabilità degli allevamenti offshore di alghe e cozze. L’obiettivo del progetto ULTFARMS è dirimere alcune problematiche tuttora irrisolte, agevolando il superamento delle difficoltà che ne limitano l’espansione.* L’esperta di acquacoltura Eva Strothotte coordina i due siti pilota del progetto in Germania, raccogliendo dati essenziali per le compagnie assicurative e per valutare la redditività economica del progetto. Collaborando con la scuola locale Lernwerft Club Of Rome, gli allievi partecipano attivamente al monitoraggio della crescita delle alghe, fornendo dati concreti agli scienziati. Il programma include anche la sperimentazione di sensori subacquei e strumenti digitali che permettano la gestione a distanza degli impianti offshore.
Campagne di sensibilizzazione pubblica stanno contribuendo a far conoscere ai cittadini europei il potenziale delle alghe, che possono essere trasformate in integratori alimentari sostenibili, alternative alla plastica e fertilizzanti di origine vegetale. La coltura in mare aperto potrebbe costituire un’opzione più sicura e sostenibile rispetto alla raccolta spontanea di alghe, già impiegata da diverse industrie europee. Considerata l’accresciuta richiesta di materiali ecologici e la concorrenza per lo spazio marino, l’integrazione tra eolico e acquacoltura potrebbe divenire un pilastro della transizione verde in Europa. Se implementato con successo, questo modello multiuso potrebbe contribuire alla sicurezza alimentare, mitigare gli effetti del cambiamento climatico e valorizzare al meglio le vaste risorse marine del continente.
Orizzonti Blu: Riflessioni sul Futuro dell’Economia Marittima
L’integrazione tra parchi eolici offshore e acquacoltura rappresenta un esempio lampante di come l’innovazione e la collaborazione possano trasformare le sfide ambientali ed economiche in opportunità. Ma cosa significa tutto questo nel contesto più ampio della space economy? Ebbene, la space economy, tradizionalmente associata all’esplorazione spaziale e alle tecnologie satellitari, sta ampliando i suoi confini per includere anche le attività economiche legate al mare. La gestione sostenibile delle risorse marine, l’innovazione tecnologica applicata all’acquacoltura e la produzione di energia pulita in mare aperto sono tutti elementi che rientrano a pieno titolo in questa nuova visione dell’economia spaziale.
Una nozione base di space economy applicabile a questo tema è il concetto di “blue economy”, ovvero l’economia blu, che si concentra sull’utilizzo sostenibile delle risorse oceaniche per la crescita economica, il miglioramento dei mezzi di sussistenza e la creazione di posti di lavoro, preservando al contempo la salute degli ecosistemi marini. Una nozione più avanzata è quella di “maritime spatial planning”, ovvero la pianificazione dello spazio marittimo, che mira a coordinare le diverse attività umane in mare per evitare conflitti e massimizzare i benefici economici e ambientali. Questa pianificazione richiede un approccio integrato e multidisciplinare, che tenga conto delle esigenze di tutti gli stakeholder coinvolti.
La convergenza tra eolico e acquacoltura ci invita a riflettere su come possiamo sfruttare al meglio le risorse del nostro pianeta, sia in mare che nello spazio, per costruire un futuro più sostenibile e prospero per tutti. La sfida è quella di superare la logica della competizione e abbracciare la collaborazione, l’innovazione e la pianificazione strategica. Solo così potremo trasformare le sfide in opportunità e creare un’economia che sia al servizio dell’uomo e dell’ambiente.