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- La Cina punta a sbarcare i taikonauti sulla Luna entro il 2030.
- La space economy ha investimenti privati superiori a 10 miliardi di dollari annui.
- L'Italia lanciò il suo primo satellite nel 1964.
La corsa allo spazio ha subito una trasformazione radicale. Originariamente una sfida bipolare tra Stati Uniti e Unione Sovietica, oggi vede la Cina emergere come un attore protagonista, in competizione diretta con gli Stati Uniti. Questa nuova competizione non si limita alla supremazia tecnologica, ma coinvolge investimenti massicci, ambiziosi programmi di esplorazione e la creazione di infrastrutture spaziali all’avanguardia. Gli Stati Uniti, attraverso la NASA e il programma Artemis, mirano a un ritorno sostenibile sulla Luna e, successivamente, all’esplorazione di Marte. La Cina, con un approccio metodico, punta a far sbarcare i propri taikonauti sulla Luna entro il 2030 e a costruire una solida infrastruttura spaziale.
Un rapporto del Congresso americano ha evidenziato come la Cina non stia semplicemente colmando il divario con gli Stati Uniti, ma lo abbia già fatto. La Repubblica Popolare Cinese è ormai un concorrente alla pari, con una visione chiara, risorse solide e un processo decisionale efficiente. Questo riconoscimento segna una svolta, mettendo in discussione la supremazia spaziale americana degli anni ’60.
Gli investimenti cinesi nel settore spaziale sono in costante aumento, con particolare attenzione allo sviluppo di tecnologie dual-use (civili e militari) e all’autosufficienza tecnologica. La Cina ha lanciato oltre un migliaio di satelliti negli ultimi dieci anni, molti dei quali con funzioni avanzate per comunicazioni sicure, osservazione ad alta risoluzione e sistemi di targeting a lungo raggio. Tale sviluppo è il frutto di una strategia che fonde investimenti nel settore industriale, pianificazione militare e finalità scientifiche. La Cina, a differenza dei sistemi democratici occidentali, può prendere decisioni strategiche rapidamente, senza mediazioni parlamentari o separazione dei poteri, accelerando la trasformazione di idee e prototipi in sistemi operativi.
L’Amministrazione Spaziale Nazionale Cinese (CNSA) ha recentemente divulgato un nuovo programma d’azione volto a potenziare il settore aerospaziale privato e a incrementare la collaborazione internazionale. L’obiettivo è plasmare un ecosistema industriale competitivo entro il 2027, in preparazione al 15° Piano Quinquennale (2026-2030), che annovera l’aerospazio tra le industrie strategiche emergenti del Paese. Il piano prevede anche un ampliamento dell’accesso alle principali infrastrutture spaziali cinesi per le aziende private, come stazioni TT&C civili, siti di ricezione dati e grandi strutture di test. Verrà inoltre creato un fondo nazionale per l’impulso allo spazio commerciale, e gli appalti pubblici saranno estesi per abbracciare le tecnologie e i servizi forniti dalle imprese private.

Implicazioni per l’europa e il ruolo dell’esa
L’Europa si trova in una posizione complessa in questa nuova era spaziale. Da un lato, l’ESA svolge un ruolo cruciale nel coordinare gli sforzi europei, promuovendo la cooperazione internazionale e lo sviluppo di tecnologie all’avanguardia. Dall’altro, l’Europa deve affrontare la necessità di una maggiore autonomia strategica, riducendo la dipendenza da altre potenze e sviluppando capacità proprie in settori chiave come l’accesso allo spazio, l’osservazione della Terra e la sicurezza spaziale.
L’ESA, forte dei suoi 50 anni di storia, si trova di fronte a un cambio di paradigma, con lo spazio che diventa sempre più un dominio strategico e di difesa. L’Agenzia sta adattando il suo approccio, mirando a una maggiore integrazione tra civile e militare e a una maggiore attenzione alla sicurezza spaziale. La competizione tra Cina e Stati Uniti offre anche opportunità di cooperazione internazionale per l’Europa. Collaborare con entrambi i paesi in progetti specifici può consentire all’Europa di accedere a tecnologie e competenze avanzate, rafforzando al contempo la propria posizione come attore spaziale indipendente. Tuttavia, è fondamentale che l’Europa mantenga una chiara visione strategica e protegga i propri interessi.
L’Italia, in questo contesto, riveste un ruolo cruciale grazie alla sua lunga tradizione nel settore spaziale, iniziata negli anni ’50. Il Paese è stato il terzo al mondo a lanciare un satellite di propria progettazione nel 1964. L’approccio strategico italiano allo spazio si fonda sulla partecipazione internazionale a progetti di rilievo e sul suo status di membro fondatore dell’ESA. La Legge n. 7 del 2018 definisce l’approccio del Paese nel settore, identificando aree strategiche come le telecomunicazioni, l’osservazione della Terra, la navigazione, l’accesso allo spazio e lo studio dell’universo.
Negli ultimi anni, l’Italia ha rafforzato i legami con gli Stati Uniti, il Giappone e l’India, e ha adottato un approccio pragmatico alla diplomazia spaziale, integrando scienza, economia, sicurezza e difesa. Nonostante l’importanza della collaborazione, la tendenza alla “deglobalizzazione” sembra estendersi anche allo spazio, rendendo cruciale per l’Italia mantenere un ruolo di primo piano nel settore aerospaziale europeo e mondiale.
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Sicurezza spaziale e guerra cibernetica
La sicurezza spaziale è diventata una priorità assoluta, con crescenti preoccupazioni per la proliferazione di armi anti-satellite (ASAT), la guerra cibernetica e la competizione per le risorse spaziali. La dipendenza dalle infrastrutture spaziali rende i satelliti un bersaglio potenziale in caso di conflitto. La distruzione di un satellite, come dimostrato dai test ASAT condotti da Russia e Cina, può generare detriti spaziali pericolosi, mettendo a rischio altre risorse orbitali e creando un ambiente spaziale più instabile.
La guerra ibrida ha ormai superato l’atmosfera, con attori statuali come Russia e Cina che hanno dimostrato la capacità di interferire, danneggiare o distruggere assetti orbitali. La mancanza di una definizione normativa condivisa di “Spazio extra-atmosferico” e di un confine preciso tra Spazio e Spazio aereo nelle convenzioni internazionali rende difficile applicare il diritto internazionale al dominio spaziale.
I satelliti moderni comunicano costantemente con stazioni di controllo terrestri, che possono essere bersaglio di attacchi cibernetici. Nel 2022, il conflitto tra Russia e Ucraina ha offerto un chiaro esempio: il fornitore di satelliti ViaSat ha segnalato un attacco informatico coordinato ai suoi satelliti Viasat-1, interrompendo comunicazioni vitali nell’Europa Orientale.
La NATO, nel 2016, ha affermato che un massiccio attacco cibernetico, esteso anche al dominio spaziale, potrebbe innescare il meccanismo dell’Articolo 5 del Trattato dell’Alleanza Atlantica (la clausola di difesa collettiva). Tuttavia, l’attuazione di tale principio rimane problematica, soprattutto riguardo all’attribuzione degli attacchi e alla determinazione del livello oltre il quale un attacco a un satellite sia equiparabile a un attacco sul suolo.
La space economy è in rapida espansione, con investimenti privati che superano i 10 miliardi di dollari annui. Aziende come SpaceX e Blue Origin stanno trasformando lo spazio in una frontiera commerciale, creando nuove tensioni tra la ricerca del profitto e gli obiettivi di controllo geopolitico degli Stati. La guerra in Ucraina ha evidenziato questo aspetto critico, con la partecipazione diretta di un attore privato statunitense nel conflitto.
Verso un nuovo ordine spaziale: sfide e prospettive
La competizione tra Cina e Stati Uniti sta portando a una militarizzazione dello spazio, con la creazione di centri nevralgici per lo spazio da parte di molti Stati, tra cui Italia, Francia, Russia, Germania e Regno Unito. Questa tendenza riflette una crescente consapevolezza dell’importanza strategica del dominio spaziale per la conduzione della politica internazionale.
La nozione che lo spazio extra-atmosferico rappresenti un bene comune globale sta progressivamente svanendo, a causa del deterioramento del consenso sulle norme internazionali e dell’emergere di nuove divisioni e rivalità tra i blocchi di potere. In questo contesto, è fondamentale che la comunità internazionale sviluppi un quadro normativo chiaro per la gestione delle risorse spaziali, al fine di prevenire conflitti e garantire un accesso equo e sostenibile a queste risorse.
L’Europa, e in particolare l’Italia, devono rafforzare la propria autonomia strategica nel settore spaziale, investendo in tecnologie all’avanguardia, promuovendo la cooperazione internazionale e sviluppando una dottrina di difesa comune che integri la protezione degli asset in orbita con quelli sulla Terra. È necessario riformare il diritto internazionale, ingaggiare industria e ricerca scientifica e smettere di pensare allo spazio come a un luogo lontano, riconoscendone l’importanza cruciale per la sicurezza, l’economia e la società.
Caro lettore, spero che questo viaggio attraverso le dinamiche della competizione spaziale ti sia stato utile. Per comprendere meglio questo tema, ti invito a riflettere su un concetto base della space economy: il value chain. Si tratta della catena del valore, ovvero l’insieme delle attività necessarie per creare un prodotto o un servizio spaziale, dalla ricerca e sviluppo alla produzione, al lancio, all’operazione e alla commercializzazione. Comprendere questa catena ci aiuta a capire dove si creano valore e opportunità, e come i diversi attori si posizionano in questo mercato.
Ma c’è un aspetto ancora più interessante da considerare, un concetto avanzato che si chiama “space as a service”. Invece di possedere infrastrutture spaziali, si possono affittare servizi da fornitori specializzati, come il lancio di satelliti, l’elaborazione di dati satellitari o la comunicazione satellitare. Questo modello riduce i costi di ingresso e democratizza l’accesso allo spazio, aprendo nuove opportunità per le aziende e i paesi che non hanno le risorse per sviluppare le proprie infrastrutture.
Pensaci: cosa succederebbe se l’accesso allo spazio diventasse così facile ed economico come l’accesso a internet? Quali nuove applicazioni e servizi potrebbero nascere? E come cambierebbe il nostro modo di vivere e lavorare? Lo spazio non è più un dominio esclusivo di governi e grandi aziende: è un’opportunità per tutti noi di immaginare e costruire un futuro migliore.








