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- Il cratere Jezero ha oltre tre miliardi di anni di storia.
- 83 rocce studiate a distanza dal rover con il laser.
- Campione 'Silver Mountain' risale a 3,9 miliardi di anni fa.
Esplorando il passato di Marte: le scoperte di Perseverance nel cratere Jezero
Il rover Perseverance, lanciato dalla NASA, è impegnato nell’importante missione di rivelare segreti inerenti al Pianeta Rosso; le sue osservazioni stanno contribuendo significativamente all’acquisizione di conoscenze relative alla storia geologica del pianeta e alle possibilità di un’esistenza passata della vita. Analisi recenti effettuate nel cratere Jezero hanno mostrato una stratificazione complessa, testimoniando oltre tre miliardi di anni nella cronologia marziana. I risultati ottenuti indicano come quest’area sia stata soggetta a fasi alternate tra attività fluviale e periodi caratterizzati da stagnazione lacustre, suggerendo quindi una durata dell’acqua in forma liquida assai più estesa rispetto alle stime formulate in precedenza.
Un archivio geologico nel cratere Jezero
A partire dalla sua discesa sul bordo occidentale del cratere Jezero avvenuta lo scorso dicembre, Perseverance ha indirizzato le sue ricerche verso le stratificazioni presenti su una ripida collina identificata come Witch Hazel Hill. Quest’area rappresenta un elemento chiave per comprendere il passato idrologico del pianeta rosso: il cratere stesso è considerato un vero tesoro geologico grazie alle sue pareti verticali e ai sedimenti limosi, nei quali emergono segni distintivi dei periodi alternati fra umidità intensa e aridità estrema. È stata notata la presenza di materialità erosa assieme a sedimenti stratificati provenienti da antichi delta fluviali formatisi sotto l’azione dell’acqua nel corso dei secoli attraverso ripetuti afflussi liquidi. I diversi strati geologici offrono una testimonianza visibile delle mutazioni ambientali correlate con cambiamenti climatici o fenomenologie stagionali articolate. Inoltre, l’analisi chimica-mineralogica condotta sui campioni estraibili suggerisce che queste acque possedessero in tempi remoti significative quantità di salinità insieme a componentistica argillosa; tali circostanze avrebbero potuto favorire la possibile conservazione anche di segnali biologici risalenti al ciclo della vita microbica antecedente su Marte.
In soli quattro mesi, il rover ha raccolto campioni da cinque diverse rocce, ha condotto analisi approfondite su altre sette e ha utilizzato il suo laser per studiarne a distanza ben 83. Questo ritmo di raccolta dati scientifici è il più elevato registrato dal rover da quando ha toccato il suolo del Pianeta Rosso quattro anni fa. Tra le scoperte più significative vi è il campione raccolto sul bordo del cratere, battezzato Silver Mountain. Questa roccia, considerata un “tesoro unico nel suo genere”, risale a circa 3,9 miliardi di anni fa, al periodo Noachiano, un’antica era marziana caratterizzata da intensi bombardamenti meteoritici.

Skull Hill: un enigma geologico
Tra le colline del cratere Jezero, il rover Perseverance ha individuato una formazione rocciosa insolita: un masso scuro e frastagliato, battezzato “Skull Hill”, che spicca nettamente rispetto al paesaggio circostante. Gli scienziati ritengono che Skull Hill non provenga dal luogo in cui si trova ora, ma sia stato trasportato da altre zone del pianeta miliardi di anni fa, quando Marte ospitava fiumi, laghi e, forse, persino oceani. La roccia presenta cavità che ricordano le orbite di un cranio, probabilmente dovute all’erosione interna del materiale o all’effetto abrasivo dei venti marziani carichi di polveri. La composizione chimica sembra escludere un’origine meteoritica, suggerendo invece una possibile genesi vulcanica, con minerali come olivina, pirosseno o biotite.
I dati sono stati acquisiti tramite gli strumenti spettroscopici e radar di profondità a bordo di Perseverance, attivo su Marte a partire dal 2021. I plurimi campioni rocciosi prelevati dal veicolo spaziale, in conformità con i programmi stabiliti da NASA ed ESA, saranno recuperati nel corso di una futura missione di ritorno sulla Terra, prevista entro il 2033. Nel corso di un periodo di quattro mesi, il rover ha effettuato la raccolta di campioni provenienti da cinque distinti affioramenti rocciosi, ha eseguito analisi dettagliate su ulteriori sette e ha sfruttato il proprio laser per esaminare a distanza un considerevole numero di 83. Tale cadenza di acquisizione di dati scientifici surclassa qualunque altra precedentemente riscontrata dal rover sin dal suo atterraggio sul suolo del Pianeta Rosso, risalente a quattro anni addietro. Tra le scoperte di rilievo spicca il campione estratto ai margini del cratere, che ha ricevuto la denominazione di Silver Mountain.
Sfide e prospettive future per la missione Mars Sample Return
Anche in presenza di notevoli successi nel campo delle scienze spaziali, il futuro della missione Mars Sample Return appare incerto a causa di significative difficoltà tecniche e limitazioni finanziarie. Le stime sui costi hanno raggiunto un’impressionante cifra di 10,2 miliardi di euro, con il recupero dei campioni non previsto prima del lontano 2040. In questo contesto, la NASA ha iniziato una revisione approfondita dell’intero piano operativo; viene ora incoraggiata una partecipazione attiva da parte dell’industria e degli ambienti accademici per esplorare soluzioni alternative più economiche e rapide al fine di riportare queste risorse preziose sul nostro pianeta. È attesa una decisione circa la nuova direzione strategica entro la metà del prossimo anno (2026). Nonostante ciò, il fervore scientifico si mantiene straordinariamente vivo: solo attraverso lo studio analitico dei campioni raccolti sarà possibile confermare definitivamente se vi sia stata vita su Marte in epoche passate.
Marte: una finestra sul passato e un trampolino per il futuro
I risultati ottenuti da Perseverance, situato nel cratere Jezero, non si limitano esclusivamente a offrire una panoramica accurata sulla storia geologica del Pianeta Rosso; piuttosto fungono da fonte d’ispirazione sia per l’evoluzione delle strategie nell’ambito dell’esplorazione spaziale sia per il concetto emergente della space economy. L’individuazione di evidenze relative alla possibile presenza precedente di vita marziana si configura non solo come uno degli scopi fondamentali delle attuali ricerche scientifiche, ma rappresenta anche una porta aperta verso lo sviluppo innovativo tecnologico necessario per settori variabili – dall’estrazione mineraria nello spazio fino alla realizzazione di habitat autosufficienti orbitanti.
Cari appassionati dello spazio! Avete mai considerato perché la caccia alla vita su Marte occupi un’importanza così rilevante nelle nostre esplorazioni? Un principio elementare legato alla space economy suggerisce che il ritrovamento di altri organismi viventi – persino microscopici – altrove nell’universo trasformerebbe radicalmente le nostre percezioni circa l’universo stesso e i nostri ruoli al suo interno. Riflettete sulle conseguenze filosofiche ed empiriche! Inoltre, sorge spontanea un’altra domanda: se nel remoto passato Marte avesse ospitato vite extraterrestri, ciò implicherebbe simultaneamente l’esistenza delle condizioni favorevoli alle risorse atte a supportarle?
Si delineano così prospettive avveniristiche riguardo all’impiego delle risorse aliene, in una dimensione della space economy che sta connotandosi sempre più come dinamica e promettente. È opportuno interrogarsi: quale impatto potrebbe avere sulla condizione umana la scoperta che non siamo i soli esseri intelligenti nel vasto cosmo? E se dovessimo trovarci dinanzi alla possibilità di esplorare e addirittura colonizzare un intero pianeta?